In concorso per finanziamento dalla Fondazione Social (gruppo Guala)
Rivolto a genitori, insegnanti, assistenti sociali, educatori, psicologi, terapeuti, ragazzi e bambini
Una vecchia cascina di metà ‘800, nella frazione Portanova di Casal Cermelli, alle porte di Alessandria, è candidata a diventare il centro del Nuovo Mondo. E’ la Fattoria del Soul, situata in mezzo a sei ettari di terreno agricolo. Lì non arriva il rumore delle auto che percorrono la provinciale a solo poche centinaia di metri di distanza. E’ il progetto di Roberto Berruti, che non possiamo chiamare sogno perché lui si descrive come un uomo pratico, pragmatico, interessato soprattutto ai risultati. Il mondo si cambia con i fatti, non con le utopie. Eppure ha anche le idee, molto chiare e innovative, ma da mettere subito in pratica: un nuovo rapporto tra genitori e figli, un nuovo modo di educare le persone, per farne uomini e donne nuovi, pienamente realizzati e adatti al mondo nuovo che sta emergendo da questa crisi mondiale che sradica certezze e abbatte vecchi schemi, obbligando a porsi domande e trovare risposte.
Per questo c’è bisogno di figure educative che si pongano di fronte al bambino riconoscendone l’irripetibile individualità e che, senza volerla costringere all’interno di gabbie educative preconfezionate, aiutino la piccola persona a riconoscere e usare le sue capacità innate per realizzarsi.
E’ il nucleo di un progetto (un corso di formazione) che si chiama Il Mondo Nuovo e che sarà presentato al pubblico martedì 23 settembre presso La Serra degli Orti in Città di Viale Milite Ignoto 1/a ad Alessandria (orario 20,45-22,30) con ingresso libero.
Per capire meglio di che cosa si tratta e quali ne siano le finalità siamo stati alla Fattoria del Soul a incontrare Roberto.
Alessandrino (o, meglio, castellazzese) rientrato in zona dopo vent’anni di assenza trascorsi tra India, Canada, Lombardia e Veneto, Berruti è forte delle esperienze maturate in ambito educativo proprio nel Nord Est d’Italia, dove ha incontrato una realtà particolarmente sensibile e ricettiva ai suoi messaggi, con riscontri che si augura di poter trovare anche nella nostra zona.
Da dove nasce l’esigenza di un nuovo progetto educativo?
Come padre di due figli, una bambina di 10 anni e un maschietto di 4 e mezzo, ho potuto notare le carenze del sistema educativo proposto dalla scuola italiana. I metodi educativi, prima ancora che i programmi, sono vecchi di duecento anni. Non colgono minimamente le esigenze di apprendere attraverso il movimento (fisico e mentale) dei bambini dell’attuale generazione, annoiandoli a morte e costringendoli ore nei banchi senza dar loro la possibilità di muoversi (confrontiamo con la Finlandia, dove è previsto un intervallo di quindici minuti ogni quaranta minuti di lezione). I bambini trascorrono anni della loro vita in gabbie fisiche e mentali, che vorrebbero formare nello stesso identico modo persone profondamente diverse una dall’altra. Il risultato è che l’individuo non riesce a sviluppare le proprie risorse personali innate, le uniche che ne permetteranno una futura realizzazione nella società e nel mondo del lavoro.
In che cosa si differenzia invece il progetto educativo che presenterai il 23 settembre?
Il progetto è finalizzato a dare agli educatori (genitori, insegnanti, assitenti di comunità, psicologi, ecc) gli strumenti per relazionarsi con i bambini in modo nuovo, privo di imposizioni e vecchi pregiudizi, ma riconoscendo prima di tutto l’altro in quanto essere umano. Alcuni di questi strumenti sono la comunicazione non violenta, l’approccio sentito (cioè l’ascolto senza schemi e senza pregiudizi), lo sviluppo dell’attitudine creativa: una scuola non può più usare un unico metodo, ma deve fornire a ogni bambino strumenti personalizzati per sviluppare le sue capacità innate.
Anche la metodologia è differente, già sperimentata in precedenti corsi di formazione: si lavora tutti insieme, grandi e piccoli, e si gioca molto. Un gioco mai fine a se stesso, ma mirato a ottenere i risultati voluti. Poca teoria e tanta pratica, molto lavoro su se stessi, per disinstallare vecchi schemi comportamentali e sostituirli con nuovi modi di affrontare la vita e relazionarsi con le persone.
Gli incontri si svolgeranno presso la Fattoria con cadenza mensile, e saranno completati dalla frequenza dei campi estivi (per i bambini) e da un workshop finale sullo sviluppo dell’attitudine creativa, che avrà luogo in agosto. Per fare un esempio, durante i centri estivi della scorsa estate i bambini hanno potuto dedicarsi a danza creativa, yoga, rilassamento, gestione delle emozioni, laboratori di pittura, piccola falegnameria, cucina e panificazione, lavoro nell’orto, assistiti da un team composto da psicologi dell’età evolutiva, insegnanti di ruolo nelle scuole pubbliche, operatori olistici certificati S.I.A.F. e insegnanti Yoga.
Come hai ottenuto le competenze per condurre i tuoi corsi?
Sono operatore olistico trainer certificato dalla Siaf (società italiana armonizzatori familiari), un titolo che in tutti gli stati dell’Unione Europea (l’Italia deve ancora adeguarsi al decreto legge) è equiparato alla laurea in psicologia e abilita a tenere sedute terapeutiche.
Ho trascorso inoltre alcuni anni in India dove ho approfondito studi di meditazione e di tecniche di integrazione mente-corpo. Ho frequentato altri corsi in Europa, su tematiche come la percezione corporea, la disidentificazione dagli schemi mentali, lo sviluppo del sé cosciente.
Molti insegnamenti li ho sperimentati sulla mia pelle, affrontando l’esperienza della malattia e della guarigione che ho raccontato nel libro “Malattia è trasformazione” (edizioni del Cigno) per aiutare tanti altri malati di cancro ad affrontare e, quando è possibile, vincere la malattia.
Che risposta ottengono di solito le tue proposte da parte del sistema scolastico?
Gli insegnanti sensibili alle tematiche educative sono una minoranza. Gli altri sono ingabbiati dalla burocrazia entro limiti rigidi. Anche per questo abbiamo scelto di non svolgere gli incontri nelle scuole ma in altre strutture, coinvolgendo in primo luogo i genitori. Sono loro che prima di tutti gli altri devono cambiare modo di pensare. Conto sui genitori per produrre il cambiamento.
Due parole su com’è nata la Fattoria del Soul?
La Fattoria del Soul è fattoria e associazione di promozione sociale. E nata un anno e mezzo fa, quando sono rientrato in Piemonte dopo una lunga assenza e ho cominciato a ristrutturare questa vecchia cascina circondata da vasti terreni dove stiamo già praticando l’agricoltura rigenerativa. E’ la base logistica da cui partiamo per realizzare i nostri progetti: un nuovo progetto educativo per adulti e bambini, varie attività di crescita personale che prevedono anche terapie, un progetto che si rivolge in particolar modo ai malati di cancro per permettere loro di affrontare serenamente la malattia, recupero di persone in situazioni di disagio, oltre alla agricoltura rigenerativa come fine e come mezzo: guarire la terra per guarire noi stessi. Tutto ciò è unito da un denominatore comune: fornire alla persona le risorse per farcela, per guarire, dal punto di vista fisico e mentale, per migliorare, per cambiare la propria vita.
Dove reperite le risorse per finanziare i vostri numerosi progetti?
Abbiamo partecipato al bando emesso dalla Fondazione Social, del gruppo Guala. La fondazione destina ogni anno stanziamenti in favore di associazioni che propongono progetti innovativi sull’educazione e forme di aiuto a situazioni disagiate. Noi per esempio stiamo preparando un progetto di accoglienza per ragazzi reduci da comunità, carcere, situazioni disagiate.
Grazie Roberto, ci sarebbero ancora tanti argomenti da approfondire, ma non mancheremo di riparlarne in seguito.