E-book (o ebook): “Ah! I libri col compiuter!”
“Fare i libri col computer “ (quando non “scrivere i libri col computer”) o “leggere i libri col computer” sono espressioni cui ormai ci siamo abituati; seppur testimonianza di un sostanziale analfabetismo digitale rivelano però una ormai acquisita percezione, se non coscienza, che negli scaffali della libreria qualcosa sta cambiando. Si potrebbe anche parlare di “analfabetismo digitale di ritorno”… ma questa è un’altra storia.
“Ah! I libri col compiuter!” è espressione che ha un significato profondo molto interessante. Gli e-book sono i ”i libri col compiuter”, quasi che la componente hardware fosse un tutt’uno con il contenuto (retaggio della fisicità del libro cartaceo in cui il contenuto è tutt’uno col supporto? O tentativo di ricondurre l’esperienza dell’e-book a qualcosa di noto e comprensibile?), come se la tecnologia fosse “dentro” questo nuovo oggetto immateriale, e non intorno ad esso.
Inducendoci a questo comportamento linguistico l’e-book ci costringe però a prendere atto della definitiva scissione fra contenuto e “contenitore, chiave di volta del futuro di scrittori, poeti, giornalisti e di tutti coloro che hanno a che fare con la parola scritta e con i contenuti in particolare. Scissione peraltro già avvenuta, ad esempio, con la televisione, ove i contenuti, cioè i programmi TV, possono essere fruiti indipendentemente dal tipo di “contenitore” per mezzo del quale si fruiscono. Non a caso si dice che guardiamo “la televisione” e non “i programmi Tv”, (come se la fruizione consistesse nel contemplare l’elettrodomestico, e non i contenuti che veicola).
Ma mentre la televisione è nata così, scissa, il libro a stampa è nato come un “unicum” strutturale in cui il contenuto è inscindibile dal suo supporto , pena la cessazione della sua stessa esistenza.
La scissione fra contenuto e supporto, portata dal nuovo medium librario, è andata poi ad intaccare quella sacralità che il libro assunse prima dell’avvento della stampa, soprattutto gutemberghiana, quando era monopolio esclusivo dell’ambito ecclesiastico (l’unico ad avere le competenze, cioè la capacità di scrittura e lettura, e le risorse, ovvero i monaci, per la (ri)produzione e la fruizione dei libri); sacralità divenuta poi status symbol con la ripresa di potere della nobiltà laica e successivamente con l’avvento della borghesia in era industriale, quando addirittura il valore del possesso del supporto è andato a sovrapporsi, se non a sostituirsi, al valore della conoscenza del contenuto (pensiamo a certe case piene di libri non letti, o al classico 3 sdraiati, 2 in piedi e 1 in diagonale che ogni arredatore ha piazzato, almeno una volta nella vita, sugli scaffali di qualche cliente, o all’acquisto di volumi antichi come forma di investimento).
“Libri col compiuter” diventa quindi il tentativo di ricostituire quell’unicum allo scopo di cercare di ricondurre l’oggetto ad una dimensione del conosciuto, e quindi potersi confrontare con esso senza complessi.
”Libri col compiuter”, riunificando contenuto e supporto, tranquillizza e rasserena; forse aiuta ad affrontare il cambiamento creando una “categoria mentale” facilmente gestibile, il cui primo scopo, probabilmente, è evitare la questione se l’e-book sostituirà il libro cartaceo oppure no.
La televisione non ha sostituito la radio o il cinema, come temevano i suoi detrattori; ci ha provato, e dopo un periodo di affiancamento c’era quasi riuscita. Ma Cinema e radio sono ancora lì. Gli orologi con display digitale non hanno sostituito gli orologi a lancette; dopo un periodo di grande diffusione si sono affiancati ai loro predecessori, ed ora anzi sembrano un po’ arrancare alle loro spalle.
Processi culturali e mercato, checché se ne dica, sono difficili da prevedere o da guidare, ci si può provare, ma non è detto che ci si riesca; per cui dire se gli e-book sostituiranno i libri cartacei è questione oziosa quasi quanto stabilire se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Indispensabile, invece, dotarsi degli strumenti emotivi e culturali per affrontare un cambiamento che pare essere ineludibile, qualunque cosa accada.
Perché la vera rivoluzione deve ancora arrivare. Perché come la più moderna delle automobili, capace di parcheggiarsi da sola grazie ai sensori, ai microprocessori e ai servocomandi, anche l’e-book è basato su una tecnologia di base che è, sembrerà strano, indiscutibilmente vecchia.
La più tecnologica delle autovetture continua infatti ad essere basata su una tecnologia vetusta: il motore a scoppio (e per brevità non scomodiamo la ruota). Il più sofisticato strumento di fruzione della parola scritta, che sia e-book, giornale on line, aggregatore di feed , tablet, smartphone e quant’altro, è basato ancora su una funzione umana vecchia di migliaia di anni: la lettura e la decifrazione di segni per mezzo della vista.
Ancora nulla di veramente nuovo sotto il sole. Continuiamo, semplicemente, a leggere.
Mauro Baldassarri – www.mbfabrica.it