Facebook for work! Viaggio nei social network per free-lance.
Da pochi giorni è stato lanciato GOOGLE plus, l’ennesimo potenziale rivale di Facebook, il più importante e incontrastato social network. Solo il tempo, poche settimane nel mondo internettiano, ci dirà se l’azienda di Mountain View riuscirà a scalzare il primato di Zuckerberg, fra l’altro uno dei primi iscritti al nuovo servizio della grande G, o se sarà invece un nuovo buco nell’acqua.
Facebook, come ben ci racconta il film The Network, è nato per permettere ai compagni di università di restare in contatto ed è diventato un vero e proprio universo virtuale con 750 milioni d’iscritti a livello mondiale (secondo gli ultimi dati di TechCrunch), quasi 20.000.000 solo in Italia. Questo social network nasce e si sviluppa in maniera ludica; basti pensare a tutti i giochi che sono a disposizione (Farmville, Mafia City Wars, Cityville, ecc.). Non a caso raggiunge un pubblico molto giovane anche in Italia dove, come scrive Franz Russo sul suo blog, metà degli iscritti ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.
La vocazione ludica di Facebook non impedisce il suo utilizzo in maniera professionale, anzi proprio le sue caratteristiche di semplicità e immediatezza hanno avuto il merito di avvicinare al web persone che fino a poco tempo fa se ne tenevano alla larga. Come abbiamo già avuto modo di dire, la presenza sui SN non è obbligatoria, ma caldamente consigliata e, come ogni cosa, va affrontata con una buona dose di consapevolezza. Per questo consiglio di essere molto attenti alla gestione della privacy, propria e altrui, sia attraverso i setting che Facebook ci mette a disposizione (tanti e dettagliati) sia con il nostro buon senso nel pubblicare soprattutto foto e video.
Cosa è indispensabile per un libero professionista? Prima di tutto, un profilo personale che non equivale per forza a mettere in piazza tutti i nostri segreti e che resta l’unico mezzo per costruire reti solide e ramificate, basate su contatti “reali”. I fake (profili falsi) non hanno lunga vita in nessun social network, specialmente se gli scopi sono professionali e non goliardici.
Se si vuole brandizzare il proprio nome, con reali potenzialità di crescita a migliaia di amici, l’alternativa è rendere il proprio profilo pubblico. Il profilo pubblico può e deve essere adottato anche da un’azienda: questo non solo è richiesto dalla policy di Facebook, ma è anche più corretto dal punto di vista professionale. Azienda/marchio/prodotto che sia non può rapportarsi con i propri clienti come se fosse una persona. Attualmente Facebook ha reso le pagine sempre più vicine ai profili personali, con maggiori possibilità di interazione.
Il terzo e ultimo modo di stare su FB è il gruppo che può essere chiuso o aperto, pubblico o segreto. L’attuale conformazione dei gruppi li rende molto più adatti a facilitare la comunicazione tra persone che condividono gli stessi interessi, mentre li sconsiglio per aziende o brand.
È importante imparare a gestire le liste di amici per avere la home più pulita possibile, traendo così il massimo del beneficio dai propri contatti, soprattutto quando questi iniziano a superare le centinaia e c’è il rischio di perdersi nel fiume di informazioni.
Come sarà ancora più evidente con Twitter, è importante condividere contenuti di buona qualità per riuscire a costruirsi intorno un network di persone interessate e interessanti, pronte a diventare potenziali contatti anche lavorativi. Non dimentichiamoci che Facebook è un biglietto da visita ormai quasi imprescindibile, ma può rivelarsi un nemico se non si usa con le giuste precauzioni e attenzioni.
Giulia Devani