Ma… cos’è il copyleft?

Avete mai visto questo simbolo? 

La “c rovesciata” è il simbolo del copyleft e (per ora) non gli viene riconosciuto alcun valore legale.

Ma… cos’è il copyleft?

È un gioco di parole multiplo e quasi intraducibile: da una parte, poiché left (sinistra) è il contrario di right (destra), il termine comunica l’idea di un rovesciamento del copyright, cioè il diritto di copiare, riprodurre e diffondere un’opera dell’ingegno; ma left è anche il participio passato di leave (concedere, permettere), e ha quindi un sapore di “copia permessa”; infine, left significa sinistra come la parte creativa del cervello umano e pertanto lascia intendere che il copyleft sia un valido strumento per la libera circolazione delle idee. Tutto questo, in una sola parola e senza eccessive forzature.

Infatti:
– Il copyleft “rovescia” la logica del copyright, ma non la cancella. Sta proprio qui la differenza tra copyleft e “no copyright”: il copyleft non elimina il diritto esclusivo di riproduzione dell’opera, al contrario, lo rivendica. In altre parole: la legge stabilisce che soltanto io, in quanto autore o editore o simili, posso fare copie di questo testo, software, brano musicale. Benissimo. Allora, se questo è un mio diritto esclusivo, io posso sospenderlo in determinate condizioni. Ad esempio, posso decidere che, se qualcuno vuole riprodurre il testo senza scopo di lucro, può farlo senza bisogno del mio permesso.

– Questa “sospensione” del copyright ci porta al secondo significato, perché il copyleft prevede proprio una serie di concessioni, di permessi, rilasciati da colui che detiene legalmente i diritti di riproduzione dell’opera dell’ingegno. L’autore infatti, solitamente, comunica al pubblico il tenore ed il limite delle concessioni e dei permessi attraverso un “disclaimer”, ossia una sorta di comunicato in cui, rivendicando la paternità dell’opera, dichiara di concedere gratuitamente i diritti di utilizzo (diffusione, copia, riproduzione, ecc ecc) limitatamente ad alcune finalità (ad esempio, finalità didattiche senza fini di lucro). Solo facendo così ci si mette al riparo dai rischi paradossali del no copyright. Se nessuno rivendicasse i diritti di copia, allora chiunque potrebbe alzarsi una mattina e decidere di rivendicarli per sé, decidere di sfruttarli economicamente, decidere di non permettere a nessuno di riprodurre l’opera, decidere di farne pagare l’utilizzo a caro prezzo.

– Il copyleft può essere considerato un “copyright libertino”, proprio perché indebolisce il concetto di proprietà privata delle idee a favore invece di una nuova filosofia incentrata sul ben più ampio concetto di intelligenza collettiva e di condivisione del sapere, tutelando comunque sia il fair use gratuito che il diritto degli autori a un giusto compenso.

 

Quando si può applicare il copyleft e quali sono i suoi vantaggi?

Il copyleft si può applicare quando si ha a che fare con un’opera dell’ingegno che può essere duplicata, diffusa e riprodotta: brani musicali, brevetti, progetti, testi, software, immagini, video, grafica…

Il copyleft permette alle opere dell’ingegno di circolare senza ostacoli, di raggiungere un numero maggiore di persone, di proliferare e diffondersi. Nel caso del software, ad esempio, permette alla comunità di migliorare il prodotto, con interventi più o meno diretti che danno vita a diverse versioni. Permette agli utenti di fruire gratuitamente delle opere, in tutta libertà, purché senza fini di lucro. Permette agli autori di farsi conoscere da un raggio più ampio di persone, di superare ostacoli distributivi, di alimentare un passaparola più vasto. Prendendo come ulteriore esempio il caso della letteratura, il copyleft permette anche agli editori di vendere, spesso in misura maggiore, avvalendosi del circolo virtuoso prodotto dal diffondersi delle idee. Chi scarica gratis il testo di un romanzo, finisce quasi sempre, se gli è piaciuto, per parlarne in giro, consigliarlo, regalarlo, comprarlo… Dietro ogni “copia in meno venduta” a causa del copyleft ci sono quasi sempre diverse copie in più vendute in libreria. E al di là delle ovvie differenze, credo sia possibile attivare meccanismi simili anche per tutte le altre opere dell’ingegno.

 

Fabio Saini