Tu che lavori tutto il giorno col compiuter…. Mi guardi come mai il mio telefonino non riceve le foto?
Quante volte ci siamo sentiti rivolgere questa domanda da parenti o amici, magari non proprio giovanissimi o comunque poco avvezzi alla tecnologia. Persone anche brillanti, inevitabilmente travolte dalla “digitalizzazione della realtà”: uno dei più sconvolgenti accadimenti di questa “era di mezzo” a cavallo di due millenni.
E noi li, pazienti, smanettiamo un po’ sui tastini. Qualche volta lo sistemiamo, e diventiamo dei “geni dell’informatica”, qualche volta no, e il nostro interlocutore ci congeda con lo sguardo di chi si sente deluso due volte: dal telefonino e dal supposto esperto, che esperto si è rivelato non essere. Per pura pietà nei nostri confronti qualche volta aggiunge, senza convinzione: “Ma non funziona?”.
Il fatto è che noi lavoriamo davanti a un monitor tutto il giorno, usiamo la Rete con disinvoltura e comunichiamo …fra Vienna e Chicago in poco meno di un secondo , ma non conosciamo i manuali d’uso di tutti i telefonini (spesso neanche di quello che abbiamo in tasca). Perché comunque un cellulare, per quanto smart, non è un personal computer! E noi “lavoriamo tutto il giorno col compiuter”, non col telefonino.
In quel momento, dietro quello sguardo smarrito possiamo scorgere tutto il disagio esistenziale determinato da una condizione paragonabile a quella dell’analfabeta. Provate a cercare un’informazione in un libro scritto in una lingua e in un alfabeto diversi da quelli che vi sono usuali e prestate attenzione a come vi sentite: smarriti e impotenti.
Le ripercussioni di tale disagio esistenziale, però, hanno una conseguenza che può essere molto grave: possono andare nella direzione di allontanare ulteriormente il nostro amico dall’opportunità di accedere ad un sistema mediatico basato sul digitale, mettendo così in atto una rinuncia a informazioni e servizi che lo allontanerà sempre di più dal presente. È questo il momento in cui si produce, o si rafforza, un “analfabeta digitale”
La Commissione europea si è già accorta di un fenomeno che ha definito “analfabetismo mediatico” come “fattore di esclusione dalla cittadinanza attiva nell’attuale società dell’informazione” e ha istituito programmi per studiare e arginare il fenomeno.
Una significativa espressione di questa esigenza è stata data da Paolo Celot e José Manuel Perez Tornero (rispettivamente: Segretario Generale dell’ EAVI – European Association for Viewers Interests – e Professore di giornalismo all’Università autonoma di Barcellona) nel libro “Media Literacy” edito da EAVI-Eurispes: È necessario che i cittadini – soggetti che si affacciano alla società sprovvisti spesso di elementari capacità di analisi – sviluppino capacità avanzate di pensiero critico per riuscire a decifrare i messaggi trasmessi dai media (televisione, internet, cinema, radio, stampa, telefonia mobile, ecc.) ed utilizzare l’informazione relativa. E che gli utenti stessi divengano anche produttori di contenuti mediali, consumatori informati, cittadini attrezzati che si sono appropriati dei media. In altre parole, nel contesto nel quale viviamo è divenuto improrogabile imparare a leggere e scrivere i media.
Fra le risposte più comuni a questa esigenza c’è stata l’istituzione di protocolli per l’alfabetizzazione informatica (ECDL, ma anche iniziative locali di centri di formazione) che però risultano essere per loro stessa natura insufficienti. Paragonandoli alla scuola guida si può dire che insegnano a guidare un’automobile, ma non a muoversi nel traffico, magari con un veicolo diverso dall’automobile.
Da rilevare poi che il Mercato tende a considerare il “consumatore informato” come un ostacolo al profitto, e non come un propulsore di un’economia vitale e di una concorrenza sana, con quel che ne consegue in termini di ciclo acquisto-insoddisfazione-desiderio-nuovo acquisto, che viene rinforzato con meccanismi spesso perversi.
Quello che serve è un vero e proprio programma di alfabetizzazione digitale che metta insieme le necessità di formazione tecnica e di formazione culturale, informatica di base e alfabetizzazione mediatica. Un programma che sia finalizzato al lo sviluppo delle competenze pratiche, utili a sviluppare il “saper fare”, e di quelle culturali, atte a “conoscere e comprendere”.
Il nostro amico, in difficoltà con la ricezione delle fotografie sul cellulare, sarà alla fine ben lieto di raccontarci non solo di aver trovato su un forum on-line la soluzione al suo problema (con buona pace nostra e sua), ma anche di aver poi utilizzato le immagini finalmente ricevute per comporre un Foto-album, e di aver deciso di cambiare cellulare con uno più evoluto, comprato su un sito di e-commerce (con buona pace del Mercato). Il tutto, comodamente, dal lettino sulla spiaggia, dopo aver letto i quotidiani on-line, postato un commento alle news of the day e dato un’occhiata al saldo della carta di credito, per mezzo della connessione wi-fi dello stabilimento balneare.
Buone vacanze a tutti
Mauro Baldassarri – www.mbfabrica.it